Non posso sottrarmi alle dinamiche della fuga. Anche per questo ho dichiarato che aprirò un conto in Cina. Lo spiazzo asiatico soddisfa appieno le mie esigenze di mettere distanze. Potrei attorcigliare noodles con gli amici dagli occhi a mandorla. Potremmo disquisire sul concetto di democrazia e quello di profitto.
Eppure non ci andrò:
- non ho i soldi per il biglietto;
- son troppo realista per sognare. Ops.
Non mi hanno mai detto di puntare in alto. La spiegazione era la seguente: siamo dei poveracci. Ho assistito alla materializzazione di parole e azioni che incentivano lo status quo. Non volevo certo esserne complice. Decisi di estraniarmi da questo teatrino cupo e rassegnato.
Preciso: ci ho provato. Son lodevoli le dimostrazioni alla Xena dei tempi moderni, i tentativi di diventare qualcuno. Commovente aver tenuto saldi i miei principi e non essere scesa a compromessi.
Adesso che mi trovo al punto di partenza realizzo che è stato tutto inutile. La verità si palesa davanti ai miei occhi increduli: io sono nata miserabile e miserabile morirò. Avevano provato a insegnarmelo, ma io m’ero intestardita. Quindi basta dare le colpe al fato, al malocchio, alle congiunture storiche, a Berlusconi, a mamme, nonne, zii, sorelle, cugine, pronipoti, fidanzati e promesse del passato. Basta anche dare le colpe a me: son solo la persona giusta nel posto sbagliato. Accetto la punizione.
La Cina non la vedrò e alla miseria non c’è mai fine. Preghiamo.