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Mattia Tibuzzi, ingegnere della missione InSight, discendente del poeta di Gavoi Mitri Urru Lizza

«Mio bisnonno, fabbro e artista, emigrò in Argentina. Ora ho portato su Marte un pezzetto di lui»

Ha un cuore gavoese il lander che passeggia da qualche giorno su Marte. E quel cuore discende da uno dei più grandi poeti di Barbagia: Mitri Urru Lizza. Forse fu proprio immaginando la fucina di quel nonno, fabbro e artista, che Mattia Tibuzzi, 33 anni, ha pensato al sistema per arrivare sino alle stelle.

Nato nei Castelli Romani da padre laziale e madre gavoese, Mattia decise di diventare ingegnere meccanico, ma con un occhio puntato sullo spazio. E fu tanta la sua caparbietà ed intelligenza che è finito in uno dei team più prestigiosi d’Europa: il SCF_Lab dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che sviluppa le idee di Simone Dell’Agnello. «Mio bisnonno emigrò alla fine dell’Ottocento in Argentina, allora più lontana per un gavoese di quanto lo sia Marte per noi. Lui è andato nelle lontane Americhe e io ho messo su Marte un pezzetto di lui».

Da Gavoi, Barbagia, a Marte

Parlando di Gavoi il geniale ingegnere si commuove. «Quando torno in Barbagia mi sento a casa-, afferma, -É strano per me che non ci ho mai vissuto, ma lì sono le mie radici e il mio cuore». É un grande appassionato di musica: suona il basso in ben quattro gruppi. Ma anche di moto, e ha scelto proprio il cuore della Sardegna come meta per il suo battesimo da centauro. «I giochi da bambino, le chiacchiere, le lunghe passeggiate, i cieli stellati, gli odori del paese, le feste, il calore delle persone e l’ospitalità che ho ricevuto mi hanno arricchito nel profondo: sono cose che non si possono spiegare a parole-, prosegue Mattia, -Ogni volta che sono rientrato a Gavoi mi sono sentito e mi sento una persona fortunata ad avere un legame con questo mondo antico».

Insight: creazioni dell’uomo per raccontare la storia di un pianeta

Mentre parla dei viaggi moderni, invece, quelli nello spazio, sembra di sentire la stessa commovente letizia che ispirava Mitri Urru nel descrivere la sua Odissea in terra americana. «Mio nonno era fabbro e poeta, creava e raccontava storie, come InSight: creazioni dell’uomo per raccontare la storia di un pianeta. Qui vedo la poesia-, dice, -Mentre il coordinamento di così tante tecnologie, strumenti, idee e persone da tutto il mondo per realizzare una così complessa causa comune, sicuramente è arte». E come il nonno offriva ingegnosamente oggetti di uso domestico, così il nipote realizza complicati congegni per rendere domestico il mondo, facendoci pensare che Marte non sia un posto lontano nell’universo, ma una casa accogliente, dietro l’angolo. «Sono sempre stato attratto dalla meccanica, dalle “invenzioni”. Il mio mito era MacGyver, che sapeva creare dal niente qualcosa di utile. Questo era il mio sogno ed è quello che sto facendo. Anche se non avrei mai immaginato di far arrivare un pezzo di me, di noi come squadra, nello spazio, addirittura su un altro pianeta».

Mio nonno era fabbro e poeta, creava e raccontava storie, come InSight: creazioni dell’uomo per raccontare la storia di un pianeta. Qui vedo la poesia

Ingegneria e poesia su Marte

Perché questo è il segreto di Mattia Tibuzzi: trasformare il complesso in semplice, rendendo familiare l’impensabile. «Per la missione InSight abbiamo fornito LaRRI, un piccolo apparecchio di 25 grammi, che garantirà un posizionamento più preciso. Il mio ruolo è stato quello di averlo studiato, costruito, testato e qualificato. Altro orgoglio italiano a bordo è il sistema di navigazione che, osservando le stelle, ha guidato InSight fino alla fase di entrata in atmosfera, un po’ come facevano i marinai di altri tempi».

E così Mitri Urru Lizza ha coronato il suo sogno: viaggiare tra le stelle. E da lì comporrà un’ode a questo suo nipote scienziato che lo ha portato a cavallo di un razzo.