Hanno la stessa ideatrice, la stessa fotografia, una stessa piccola parte del cast, eppure Transatlantic non vanta la fama di Unorthodox. Miniserie storica in sette puntate, Transatlantic è una di quelle perle che si nasconde bene su Netflix, dove è disponibile dal 2023. Lo sceneggiato ideato da Anne Winger, questa volta insieme a Daniel Hendler, è ambientato a Marsiglia durante la Seconda Guerra Mondiale. In questa Francia caduta nelle mani dei nazisti, operano Varian Fry, Mary Jayne Gold, l’Emergency Rescue Committee (ERC) e altri sodali, impegnati a salvare intellettuali ebrei dalla furia antisemita. Ispirata a una storia vera, la miniserie Netflix racconta di questo gruppo di ribelli che diventerà, incrociando persone di varie nazionalità, un’unica grande famiglia. Unendo parti reali a parti romanzate, l’avventura dell’ERC alle storie personali dei personaggi, Transatlantic incarna il miracolo della vita nel disastro dell’umanità. E sarà sempre il primo a venire fuori.
Transatlantic e la celebrazione della vita
Ispirato al romanzo “The Flight Portfolio” di Julie Orringer, Transatlantic è grande proprio perché celebra la vita. E lo fa in ogni sfumatura. Dai personaggi alla loro voglia di resistere, ai colori intensi di Marsiglia e di certi occhi, ai costumi pieni di esagerazione. Ma soprattutto lo fa con la sua trama, che incrocia la storia vera di Varian Fry, giornalista e intellettuale statunitense, con quella degli altri protagonisti. La narrazione diventa un’esaltazione dell’umanità più pura, dell’amicizia e dell’amore, come unici sentimenti che dovrebbero guidare le esistenze. Seppur incorniciati in un’atmosfera di morte che fa da sottofondo senza essere mai invasiva, i personaggi si sentiranno vivi come non lo sono mai stati prima. E anche se può sembrare un paradosso, questa storia ambientata in uno dei periodi più bui dell’umanità è capace di far emergere solo il lato buono dell’essere umano, quello che ama, che aiuta, che vive.
I protagonisti di Transatlantic
Tra i personaggi spicca Mary Jane Gold, ricca americana che usa i soldi del padre per sostenere la causa dell’ERC. E, ancora, Otto Albert Hirshmann, un ebreo tedesco che non si sente nemmeno tanto ebreo, ma che è stato costretto a fuggire dalla Germania con sua sorella Ursula. Ci sono poi Paul e Petit, due ragazzi africani che lavorano all’hotel Splendid, che daranno un contributo prezioso all’ERC mentre cercano un loro riscatto. E, ancora, Tom Lovecraft (il marito di Esty in Unorthodox), proprietario di una villa che accoglierà gli intellettuali ebrei in fuga e la compagine americana che si è proposta di salvarli quando il resto dei piani andrà a monte. Non meno importanti i personaggi antagonisti: il console americano a Marsiglia, Patterson, il suo assistente, Bingham (l’attore è il Benedict di Bridgerton), in realtà un grande assistente dell’ERC, e la sua segretaria, il capo della polizia marsigliese.
Una storia che conta ancora oggi
Tra varie peripezie e nonostante gli ostacoli, il colorito gruppo di Transatlantic riuscirà a salvare circa duemila intellettuali ebrei europei. Tra questi esplodono nomi noti e sempre attuali: Walter Benjamin, Hannah Arendt, Marc Chagall, Max Ernst. Un salvataggio tanto importante che ancora oggi non viene meno la memoria di Varian Fry. È lui il vero artefice, anche oltre l’ERC, di questa operazione al limite della legalità in quel momento in vigore, ma sicuramente in linea con le leggi della coscienza umana. La forza della causa non impedisce mai a Varian e agli altri personaggi di vivere intensamente. Si ritrovano in storie d’amore che uniscono nazionalità e lingua diverse. Affrontano sofferenze personali sempre tenendo a mente la loro missione. Rinunciano a grandi sentimenti, a volte, a favore di una causa giusta o, altre volte ancora, per salvare l’apparenza della “vita reale”, quella maschera che spesso si è costretti a indossare per vivere.
E, sì, un po’ di sofferenza c’è, ma è talmente annacquata nella celebrazione della vita che viene fuori da ogni sfumatura della serie da essere quasi dolce, un’impercettibile carezza.
Transatlantic, una questione di colori a spegnere il male
Sullo sfondo di Transatlantic aleggia la durezza della repressione di ogni libertà, anche solo quella di essere. Ma ci sono fattori che non fanno mai percepire questa oscurità, e che, anzi, la riscattano. Lo si evince bene anche dallo speciale “Making Transatlantic”, che segue la serie tv raccontandone il dietro le quinte. Tra questi, si annovera l’approccio alla vita dei protagonisti, che, seppur circondati dalla morte, ballano, sognano, fanno festa e fanno l’amore. Non meno importanti i colori accesi di Marsiglia, incastonata in una fotografia didascalica, e le formidabili musiche originali. In Transatlantic il male della guerra e delle persecuzioni è affossato da gioia e celebrazione dell’arte di esistere. Ed è così che questa storia vera unita alle sue parti romanzate diventa un’opera straordinaria. Una stagione, sette puntate, il 1940 e, tra questi numeri, il senso vero di quel che vuol dire essere vivi ed essere liberi nonostante tutto.