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Atzara. Mauro Patta, l’artista che ha deciso di tornare

Mauro Patta, muralista e artista, dalle prestigiose porcellane della Richard Ginori alla sua Atzara

Dalle preziose porcellane della Richard Ginori agli antichi muri della Barbagia. È la rinascita al contrario di Mauro Patta, muralista. Possono dei muri fatiscenti, il sorriso dei vecchi e la polvere che rotola su strade poco calcate sostituire la certezza del posto fisso? L’artista di Atzara, 34 anni, dice sì con occhi emozionati per essere tornati in Sardegna. A immaginare mondi su muri vuoti dopo esser stati piegati per anni su finissima porcellana di lusso. A rovistare nei centri storici con mani che portano precisione artistica sulle strade. Da Teti a Seulo, da Silanus a San Gavino. Occhi e mani d’artista che sanno, adesso, di poter applicare l’essenza del piccolo dettaglio a pareti enormi. Sin da bambino dalle sue dita fiorivano disegni bellissimi. Una strada segnata che trovò sbocco nella soleggiata aula magna del liceo scientifico di Sorgono, dove la professoressa di storia dell’arte, Barbara Strallu, sbirciando al di là dei capelli lunghi di Mauro, notò il suo talento: troppo bravo a disegnare per uno scientifico.

Mauro Patta: molto di più

<La fortuna a volte è capire che una passione può diventare molto di più-, racconta Mauro, -Dopo tre anni a Sorgono son partito a Cagliari e ho conseguito il diploma artistico. Ma la fortuna a volte è anche perdersi, fare giri lunghissimi per arrivare a un punto fermo. Infatti, subito dopo ho fatto qualche mostra, ma non avevo la consapevolezza artistica e ho lavorato come cuoco per anni. Fino a quando ho capito che non può esserci sempre qualcuno a spingerti: bisogna scegliere>. Così a 25 anni Mauro Patta partì per Firenze a inseguire quel talento. <Mi iscrissi all’Accademia delle Belle Arti e tutto andò come ognuno spera>.

Il periodo delle porcellane di Mauro Patta

<La Richard Ginori, antica azienda di raffinate porcellane, cercava dei ragazzi con mano ferma per dipingere pezzi unici: la scuola fece il mio nome. Iniziò il mio percorso lì, con assunzione a tempo indeterminato>. Per molti giovani, specialmente quando si lavora nel mondo precario dell’arte, questo è il coronamento di un sogno. Per Mauro, invece, solo l’inizio. <Usavo le ferie e i weekend per rientrare in Sardegna e fare murales. Una passione nata dopo aver realizzato il primo, vincendo un concorso, ad Atzara. A ogni rientro mi accorgevo che sempre più giovani stavano tornando in paese, riappropriandosi della terra. Sentivo un gran cambiamento nell’aria: volevo farne parte e non solo nei fine settimana>. E così fu. Mauro e Natalia, sua moglie e assistente, una splendida ragazza siberiana, son tornati in Sardegna. Vivono in una dolce casetta a Sorgono. Si dedicano a nuovi murales in tutta l’isola e presto partiranno in Sicilia.

<La fortuna a volte è anche perdersi, fare giri lunghissimi per arrivare a un punto fermo. Infatti, subito dopo ho fatto qualche mostra, ma non avevo la consapevolezza artistica e ho lavorato come cuoco per anni. Fino a quando ho capito che non può esserci sempre qualcuno a spingerti: bisogna scegliere>. Mauro Patta

Profeta in patria

<Il senso del muralismo è altissimo, perché è un’arte della quale possono usufruire tutti, anche chi non si può permettere un quadro d’artista o un vaso di porcellana da 10 mila euro-, racconta Mauro tra una pennellata e l’altra, -Adesso posso decidere cosa disegnare: interpreto le esigenze di ogni committente, ma ho quasi sempre carta bianca. Come nella strega di Aritzo, murale che raffigura Antonia Usay, morta nel 1593 per mano dell’inquisizione, che è anche un po’ una donna moderna con gli occhi innocenti di chi non deve sentire colpa per aver amato quello sbagliato. A Firenze timbravo un cartellino e dipingevo per tutto il giorno. Ero un operaio. Qui lavoro in spazi ampi e limpidi, in mezzo alla gente, su muri che contengono amore e senso di famiglia. In Sardegna sono un uomo libero>.